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23 Novembre 2019

In moto fino a Capo Nord, tra amici del Lions Club

L’intervista del direttore del quotidiano “La Città”, Alessandro Misson, al Presidente del Lions Club Teramo 2019-2020, Gianluca Pomante, mette in risalto lo spirito di amicizia che lega i Lions di tutto il mondo. Lo stesso spirito che li spinge a collaborare per realizzare attività di servizio dove ce n’è bisogno e che ha fatto del Lions Clubs International Association, anche nel 2019, una delle migliori organizzazioni non governative al mondo per impegno e risultati (Fonte: Charity Navigator)

M: Gianluca Pomante, non hai bisogno di presentazioni quindi saltiamo i convenevoli e passiamo brutalmente alle domande scomode: ma come ti è venuto in mente di andare a festeggiare i tuoi 50 anni a Capo Nord?
P: Succede che Ti alzi una mattina e, mentre ti radi, pensi all’improvviso che il tempo trascorso è probabilmente più di quello che ti rimane. Basta fare i conti: anche se speri di arrivare a cent’anni, ormai il più é fatto. Il problema non é il tempo che resta ma se hai già fatto sciocchezze a sufficienza da raccontare ai tuoi nipoti. Ed un motociclista italiano pensa subito a Capo Nord.

M: Si ma 11.500 chilometri in 21 giorni non sono uno scherzo.
P: No, certo, ma quello era il tempo che potevo sottrarre al lavoro. E ci siamo preparati anche fisicamente, con sedute in palestra e lunghe camminate, per allenare soprattutto le gambe e la schiena all’impegno fisico, che è notevole. Non pensavo, ad esempio, che il problema principale sarebbe stato tenere per ore l’acceleratore aperto. 

M: Giusto, “vi siete preparati”, perché hai coinvolto in questo folle viaggio anche Tua moglie, Licia.
P: Senza mia moglie il viaggio non avrebbe avuto lo stesso significato e non sarebbe stato così bello. E’ un’esperienza che consiglio a tutte le coppie. Si fa squadra, si collabora, ci si sostiene a vicenda, si sta insieme ininterrottamente per giorni, cosa che riesce difficile con i ritmi quotidiani, in cui la coppia è spesso separata dal lavoro e dagli impegni. E anche quando discuti devi comunque risalire in moto: inevitabilmente, dopo qualche decina di chilometri di broncio e silenzio negli auricolari, uno dei due scoppia a ridere.

M: Una coppia di “adorabili folli”. E la bandiera dei Lions che si vede nelle foto?
P: Faccio parte del Lions Club ormai da oltre un decennio ed ho avuto modo di apprezzare a più riprese il vincolo che esiste tra i soci in tutto il mondo. Ho pensato quindi di portare un saluto ed un messaggio di amicizia ai Lions Clubs delle città in cui sostavamo, consegnando, assieme al guidoncino del club teramano, un cd-rom con le guide turistiche del nostro territorio, in varie lingue. Ci hanno accolti come se ci conoscessero da sempre e ci hanno guidato alla scoperta delle loro città, sfruttando al meglio le brevi soste consentite dal viaggio, con un affetto ed una disponibilità meravigliosi, a tratti imbarazzanti. La bandiera, che ho fatto realizzare di proposito, con l’itinerario che abbiamo poi seguito, è un ricordo di questo viaggio sul quale ho attaccato tutte le spille ricevute in dono o acquistate lungo il percorso. 

M: Descrivimi l’emozione di arrivare a Capo Nord, che comunque è una meta sia geografica che simbolica per un motociclista. 
P: L’attesa che dura per tutto il viaggio viene poi delusa da un arrivo per nulla epico. Il vento gelido che sferza il promontorio, giorno e notte, è già di per sè un’esperienza mistica. Il famoso mappamondo di metallo non si vede dalla strada, perché coperto dal centro turistico, oltre il quale c’è la scogliera che si protende sul Mare del Nord. È suggestivo, perché sei alla fine dell’Europa e oltre ci sono solo mare e ghiaccio, però Ti rendi conto che, a parte la soddisfazione di avercela fatta (che é ben poca cosa con le moto e l’abbigliamento tecnico attuali), il vero entusiasmo viene dal percorso e dai luoghi meravigliosi attraversati. Si può ben dire che la vera meta é il viaggio, non la destinazione. 

M: Ma é vero che ci sono ponti meravigliosi contrapposti a tunnel decisamente pericolosi lungo il percorso?
P: Sì, è vero. É incredibile quanto svedesi e norvegesi siano eccezionali nel costruire strutture che sfidano le leggi della fisica, scavalcando fiordi e montagne (la Atlantic Ocean Road e il Ponte di Malmo sono meravigliosi) e quanto siano altrettanto minimalisti nella realizzazione delle gallerie. Tunnel che passano anche a 200 metri sotto il livello del mare, senza alcuna rifinitura. Scavano la roccia, buttano giù il nastro d’asfalto, appendono delle lampade che a malapena fanno un po’ di luce e la galleria, per loro, è finita. Per non parlare di quella da 24 chilometri che si trova sulla strada da Oslo a Bergen: un incubo per chi teme i luoghi chiusi, e lo sanno anche i norvegesi, perché ogni 8 chilometri hanno realizzato un’area di sosta molto ampia (tre in tutto lungo la galleria) con illuminazione azzurra, per far riposare i claustrofobici.

M: Come vi siete organizzati per dormire lungo il percorso?
P: Decidevamo giorno per giorno, senza obiettivi prefissati che ci avrebbero ridotto la libertà di movimento. Ci fermavamo quando eravamo stanchi e di solito dormivamo nelle casette di legno dei campeggi, che nella penisola scandinava si chiamano Hytte ed hanno la chiave sulla porta se sono libere. Si può arrivare anche a tarda sera, entrare e dormire, pagando la mattina dopo in reception. 

M: Come mai hai affrontato il viaggio con una Ducati Multistrada? Non si direbbe proprio una moto da gran turismo. Come si è comportata?
P: Considero la mia Multistrada una giusta sintesi delle qualità italiane, miscela esplosiva di design, potenza e sportività che ben rappresenta il nostro modo di essere. Inoltre, abbiamo percorso quasi 12000 km, in due e con la moto carica di bagagli, rabboccando semplicemente 500 grammi d’olio, senza neppure mai forare. Infine, è stato davvero piacevole vedere la gente, per strada, che si girava per guardare la Ducati e ci salutava solo perche eravamo italiani alla guida di una moto italiana. Più di un motociclista ci ha affiancato e salutato con la frase: “Hi italians, welcome to Norway”. 

M: É vero che stai scrivendo un libro su questa avventura?
P: Si, ho maturato questa idea lungo il percorso, perché è stato davvero un turbinio di sensazioni, emozioni, profumi e colori che ci ha arricchito molto sotto ogni punto di vista. Stiamo ancora mettendo in ordine le foto ed i ricordi, anche perché visitare ogni giorno due città distanti centinaia di chilometri tra loro, una al mattino ed una nel pomeriggio, mette a dura prova la memoria. Pensavo quindi di trasmettere questa esperienza, con consigli su cosa portare e cosa non portare, come organizzare il viaggio, come caricare la moto, quali città visitare e quali strade percorrere. Insomma un vero e proprio roadbook a beneficio di altri motociclisti

M: A proposito di Lions e attività di beneficenza: questo libro sarà dedicato ai Lions?
P: Sì, proprio perché il simbolo dei Lions ci ha accompagnato ed ha caratterizzato tutto il viaggio, abbiamo deciso di devolvere alla Lions Club International Foundation (LCIF) quelli che saranno i proventi delle vendite. La nostra fondazione interviene in caso di calamità naturale e in caso di crisi umanitaria, ovunque ce ne sia bisogno. É per noi motivo di orgoglio poterla sostenere.

M: Progetti per il futuro? Pensi di aver fatto abbastanza sciocchezze da raccontare ai nipoti?
P: Sono uno spirito inquieto. Non avendo visto l’aurora boreale, già sto pensando di tornar su, prima o poi. Nel frattempo, sto programmando un viaggio tra Francia e Spagna, per visitare Mont Saint Michel e Santiago di Compostela. Peró è un tragitto di soli 4500 km, poco esaltante per chi è stato a Capo Nord (ride). 

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