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23 Novembre 2016

Il riuso sociale dei beni confiscati alle mafie: un’opportunità di sviluppo del territorio

Convegno di Studi organizzato dal Lions Club Teramo

L’utilizzo sociale di beni confiscati è il modo migliore per valorizzare la “roba” recuperata alla società civile. Si è passati dalle prime sperimentazioni dell’inizio del secolo in Sicilia e in Campania alla attuale consolidata prassi di dare evidenza all’efficace contrasto posto in essere dallo Stato con un impiego sociale, ma anche produttivo, delle risorse acquisite al patrimonio dello Stato.

Ne sono esempio il Consorzio Sviluppo e Legalità (Sicilia), il Caseificio della Legalità (Campania), le case protette per le donne oggetto di violenza e tante altri modi di utilizzare costruzioni, aziende, terreni. Ce ne parlerà il Dr. Lucio Guarino, sicuramente tra i più esperti nel settore, Direttore Generale e Segretario del Consorzio Sviluppo e Legalità, la prima esperienza di riutilizzo per fini sociali di beni confiscati ed affidati a Comuni del palermitano.

Sarà anche l’occasione per ragionare sull’impiego dei beni (pochi) confiscati esistenti nella nostra provincia.

(Michele Capomacchia, Presidente Lions Club Teramo)

La legge n. 109 del 7 marzo 1996 venne approvata in sede deliberante dalla Commissione Giustizia, in tempi da record e a legislatura finita. E’ stato il primo duro colpo inferto alla criminalità mafiosa che veniva colpita in quel che più la gratificava e le dava visibilità: “la roba”. E’ così iniziata una battaglia per recuperare al consorzio civile e alla legalità enormi patrimoni raccolti con i crimini commessi da boss e gregari e per utilizzarli nel modo migliore per la collettività. Non è stato, e non è, semplice rimettere in circolazione i beni confiscati e soprattutto utilizzarli correttamente e proficuamente. La gestione di questi beni diventa una sorta di moderno “contrappasso”, per contrastare le attività della criminalità organizzata e diffondere quella cultura della legalità che si pone come il principale anticorpo alle mafie. Cosa viene confiscato? A cosa vengono destinati? * beni mobili: denaro contante e assegni, liquidità e titoli, crediti personali (cambiali, libretti al portatore, altre obbligazioni), oppure autoveicoli, natanti e beni mobili non facenti parte di patrimoni aziendali. Di norma, le somme di denaro confiscate o quelle ricavate dalla vendita di altri beni mobili sono finalizzate alla gestione attiva di altri beni confiscati. I mezzi possono essere affidati alle Forze di Polizia per i servizi istituzionali. * beni immobili: appartamenti, ville, terreni edificabili o agricoli. Hanno un alto valore simbolico, perché rappresentano in modo concreto il potere che il boss può esercitare sul territorio che lo circonda, e sono spesso i luoghi prescelti per gli incontri tra le diverse famiglie mafiose. Lo Stato può decidere di utilizzarli per “finalità di giustizia, di ordine pubblico e di protezione civile” come recita la normativa, ovvero trasferirli al patrimonio del comune nel quale insistono. L’ente locale potrà poi amministrarli direttamente o assegnarli a titolo gratuito ad associazioni, comunità e organizzazioni di volontariato. Un caso particolare è rappresentato da quei luoghi confiscati per il reato di agevolazione dell’uso di sostanze stupefacenti: il bene sarà assegnato preferibilmente ad associazioni e centri di recupero per persone tossicodipendenti. * beni aziendali: fonti principali di riciclaggio del denaro proveniente da affari illeciti. I sequestri e le confische coprono una vasta gamma di settori di investimento: industrie attive nel settore edilizio; aziende agroalimentari (come l’immenso allevamento bufalino con annesso caseificio sequestrato e confiscato alla camorra nella zona di Castel Volturno); ristoranti e pizzerie praticamente ovunque, dalla Calabria fino a Lecco, e noti locali della vita notturna come lo storico Cafè de Paris, punto nevralgico della Dolce Vita romana, finito nelle mani di un prestanome della ‘ndrangheta calabrese; interi centri commerciali, sorti dal nulla come cattedrali nel deserto.

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